L’intervento chirurgico di rimozione del tumore alla prostata (prostatectomia) non è efficace. Questa la conferma di un nuovo studio inglese che ribadisce l'attuale inutilità della chirurgia per chi è colpito da questo tumore.
Secondo lo studio (Prostate Intervention Versus Observation Trial) diretto da Timothy Wilt, l’intervento non è utile a prolungare la vita di chi è colpito da tumore alla prostata. Dunque non rappresenterebbe una soluzione al problema, forse potrebbe esserlo (seppure non dimostrato) per le forme più aggressive.
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La ricerca, iniziata nel 1994, ha osservato 731 uomini, affetti dal tumore alla prostata ed ha dimostrato che coloro che si erano sottoposti all’intervento hanno ottenuto benefici in termini di sopravvivenza pari a circa il 3% rispetto a chi non aveva subito l’operazione. Certamente risultati esigui, l'intervento non allunga la vita, senza contare i casi di tumori benigni operati inutilmente, rischi evitabili ed effetti indesiderati non trascurabili.
I risultati dello studio di intervento chirurgico per cancro alla prostata, il più grande del suo genere in tutto il mondo, sono stati accolti con il silenzio, come riferisce il giornale britannico ‘The Indipendent’. Dopo anni viene infatti sancita quasi definitivamente l'inutilità di una delle cure più praticate in caso di cancro alla prostata. Ma non rappresenta alcuna rivelazione, solo pochi medici si illudevano di ottenere risultati con la chirurgia, molti i casi di tumori benigni la cui operazione comporta solo rischi. Operare è il lavoro che amano i chirurghi, i quali non hanno gradito questo risultato. Ma il messaggio della ricerca è che gli sforzi devono ora essere intensificati nell'identificare e trattare solo gli uomini con tumore ad alto rischio.
La miglior cosa da fare è evitare qualsiasi controllo del tumore alla prostata (Psa: un esame da non fare più) a meno che non vi siano effettivi disturbi. La Scandinavia ha abolito i controlli periodici in quanto ritenuti inutili, costosi e persino controproducenti, in Italia si continua a mantenere, persino in esenzione, esami che la scienza ha ormai catalogato come inservibili.